"Se combatti troppa a lungo contro i draghi, diventi un drago ; e si troppo a lungo guardi l’abisso, poi l’abisso guarderà te". Sono parole del filosofo Nietzsche che riescono a sintetizzare mirabilment il dramma dell’uomo contemporanio avvolto nella spirale di un mondo esistenziale non ancora totalmente posseduto da noi, ma che ci possiede inesorabilmente. In Jean Raine, uomo e artisto di grande sensibilità, questo dramma assme la forma dell’amore per la parola (la poesia),per l’imagine (il cinema e la pittura), per l’uomo (il "Club Antonin Artaud" per la riabilitazione degli ammalati di mente). Tre amori totali, questi, che nonostante tutto non riescono a farlo uscire dal fondo del suo pessimismo che è dato dalla consapevolezza d’avere lottato col drago e d’avere guardato l’abissa. "Nous finissons décidément par vivre dans notre propre cimetière". Sono parole cariche di dramma, e di una grande sensibilità.
Di lucida intelligenza e di grande sensibilità questo artista non ha avuto (e non ha) bisogno di dare saggio in particolari momenti, perché tutta la sua esistenza ne è prova.
Jean Raine nasce a Bruxelles nel 1927 ? Fin dalla prima giovinezza legge con interesse Rimbaud, Breton, Artaud ; di questo interesse testimonia nel 1946 quando nel "Giornale dei poeti" pubblica i primi testi di tono surrealista e incantatorio. Nel ’49-’50 aderisce al gruppo Cobra e scrive sull’omonima rivista dei notevoli testi creativi.La vicinanza di Pierre Alechinsky e del gruppo Cobra permettono a Raine di esprimersi liberando l’immensa potenzialità della sua anima.
Nel ’58 comincia a disegnare intensamente e viene subito rivendicato dai pittori di Cobra. Nel’62 è presentato da Marcel Lecomte a Bruxelles, e successivamente Alechinsky lo presenta in una mostra a Parigi. Da quel momento Jean Raine è stato presentato nei maggiori centri ed ha ottenuto un grande successo della critica attenta e del collezionismo internazionale qualficato. Molte le mostre di gruppo con Appel, Alechinsky e Jorn. Non essendo possibile elencare le tappe del suo itinirario artistico, ci limitiamo a citare solo qualche città dove sono state fatte sue mostre : San Francisco, Los Angeles, Copenhaghen, Lione, Mexico, Liegi, Catania, Torino, Roma, Bruxelles.
1962 è un anno importante per Jean Raine : è l’anno della fondazione del club Antonin Artaud ed è l’anno in cui ha conosciuto Sanky che diventera sua moglie et sua intima colaboratrice. Da questo momento fino al 1966 esegue dei grandi disegni ad inchiostro pieni di delirio gestuale e di "follia". Nel ’66 si stabilisce in California dove ritorna al colore, un colore che sembra "un torrente cromatico di strani rilievi dove si serrono dei corpi, sorgono dei visi, si mescolano delle membra sparse e dove sbocciono fiori meravigliosi...".
Nel ’68 si stabilisce a Lione dove Sanky è chiamata ad insegnare psichiatria. La lontananza dei luminosi paesaggi californiani gli crea difficoltà di ambientamento ; la sua pittura registra l’evento. E’ questo il "periodo blu" in cui immagini fantastiche e sconvolgenti si contorcono con frenesia come personaggi di"una celeste danza di morti". I soggiorni in Italia a Calice Ligure, dove si incontra con Scanavino, con Lam e con tutta l’aristocrazia mondiale dell’arte lo fanno reinserire nel circolo della gioia (è il 1971). Riprende il colore e la fantasmagoria delle sue vorticose imagini come al tempo della felice residenza in California. L’attivita creativa di Jean Raine prosegue ancore su questa linea che lungi dal rinnegare i periodi precedenti, li vivifica e li conprende in un momento di sintesi superiore.
Nel opera di Jean Raine (cosi come nella sua vita) nulla si puo distinguere : la sua vita è la sua opera d’arte e nello stesso tempo la sia stessa vita è un opera d’arte. Di quelle opere in cui il segno della necessità intima diventa costrizione e movimento autonomo ed interno a cui non è data sottrrarsi se non a patto di lacerare e di rompere la totalità in parti insignificanti e prive di vita. Pittura, poesia, cinema, costituiscono tre momenti di un itinerario della mente che vuole liberarsi del gufo-mostro dell’infanzio ; di quel gufo-mostro di tute le infanzie. E con Jean Raine siamo d’accordo quando dice "che i gufi non sono più quelli che s’incontrano nelle foreste..., ma altri mostre, alcuni terrificanti e altri ironici, che si scoprono dentro di noi".
In questo itinarario di liberazione gli è necessario violare tutte le certezze, scendere sotto la mimesi superficiale e cogliere i meccanismi segreti delle trasformazioni che producono cambiamenti di stato. Questo gusto alchemico deriva a Jean Raine dall’influenza di Artaud e di Breton, di quello stesso Breton e di quello Artaud che per mezzo del paradosso e dell’ironia hanno fatto si che l’uomo possa sentirsi artefice di miracoli, si quei miracoli di cui l’uomo è capace quando socraticamente rivolge lo sguardo verso se stesso.
Parlando dei suoi numerosi film la stesso Raine dice che lo sguardo "si deve rivolgere più verso se stessi che verso il mondo". Conoscere se stessi : ecco il vecchi e sempre nuovo monito che ci viene da questo artista, conscio fino all’estremo del deteriorarsi de linguaggio che ad un certo punto non riesce più ad esprimere i pensieri astratti e gli "astratti furori" che si agitano dentro lo uomo. Jean Raine si rivolge all’autoanalisi e al proprio mondo interiore, ed in questo microcosmo scopre il nucleooriginario dove già risplendono e cercano un loro spazio i colori e le forme.
Questa è la realtà della vita e dell’arte di Jean Raine che non ha ancora concluso la sua "stagione all’inferno", l’inferno dove l’essere e l’apparire non obbediscono al convenzionale ma si danno in un dramma mai compiuto. In questo dramma mai compiuto uomo e umanità coincidono cosi come coincidono la molecolarità e l’universalità. Con Uffe Harder non possiamo che concludere che "la peinture de Jean Raine est une manifestation d’un drame intérieur dont les éléments sont universels. Elle implique en soi l’angoisse, l’inquiétude, l’expérience d’une autre mort et des tempètes cosmique qui dévastent le subconscient". Di questo dramma è appunto testimonianza la sua inquietante e meravigliosa pittura.