Jean Raine di Bruxelles, scrittore, poeta, legato da vincoli di affinità di amicizia e di collaborazione attiva al gruppo"Cobra", ne continua le ricerche indagando per proprio conto, con piena emancipazione, sui possibli sviluppi degli ulteriorir germi vitali insiti in quella tendeza.
Arricito ma non suggestionato dalle numerose altre esperienza che emergono e prendono via via volto e nome negli anni, procede spedito ed entusiasta ad elaborare una sua maniera, che non dimentica la sua matrice originaria, e a un tempo è nuovo momento di essa, vivo e attuale.
Il "gruppo", al suo nascere, esprimeva una sua poetica dell’informale fondata su un progressivo rifiuto dell’oggetto e la ridzione di esso a materia allo stato puro : rimossi tutti i nessi strutturali della visione, si salvavano ancora, nella prima fase, brani di immagini, sia pure smarriti nello spazio invaso da una materia già disfatta.
Raine va ancora avanti ed elimina l’ultima possibile allusione all’oggetto, nella ricerca di un ritorno ad uno stadio primogenio della realtà-come-caos.
Uno stadio non pero conclusivo,ma di avvio per una simultanea ricostruzione : entro il quale tutto è già (e ancora) potenzialmente contenuto, tutto puo ricrearsi, tutto puo verificarsi e riconoscersi.
Raine col suo segno robusto, ricostituisce saldamente la materià in quanto tale, le restituisce una sua compatta identità, una sua realtà concreta e attiva ; una realtà che impone la propria superiorità su ogni possibile (e volutamente negato) costituirsi in oggetto ; che è essa stessa matrice di ogni cosa e tutto contiene in sé.
Questo esprime Jean Raine con il ritmo ininterrotto della composizione, con un tutto-pieno serrato e compresso, una tension priva di cadute, un impulso dinamico senza soste che pare significare, visivamente, il continuum della cellula vitale.