Ho sempre lottato per una liberta d’espressione, ma che cos’è un’espressione se non un termine vago ! La maggior parte delle volte io non sono me stesso. Amo spronfondare negli incubi e nelle fantasie che alterano cio che si chiama l’ "essere".
E’ dunque fuor di luogo ricercare nella mia opera un "io pronfondo". Bisogna acceptare che io non sono altro che zampilli, protuberanze solari, deflagrazioni : né piu né meno che energia, un plasma surriscaldato a milioni di gradi. Al di sotto di questa soglia oltre la quale la materia diventa priva di consistenza, io non posso esistere e compiango coloro che cercano senza speranza di deventar materia.
La mia pittura non ha alcun senso, i miei scritti meno ancore. Per contro, mi interrogo senza trovare una risposta a questo intenso, incoercibile bisogno di fare qualche cosa per non essere niente. Niente. Mi è permesso di supporre che noi si stia lavorando all’annientamento della nostra fragile esistenza ed a quello della specie. Mi sembra probalile, essendo la morte "in chiave" alla nostra vita, che la mia ipotesi sia valida. Il nostro narcisismo non è contro le forze della morte che un debole "atout". Pavoneggiati pure con chi ti aprezza, sopravvaluta le tue forze vitali, annega nei veleni i tuoi dubbi ed i tuoi dispiaceri, la vita non è meno effimera di tutto cio. Il mio mestiere è fare commercio di illusioni.